Con 36 tonnellate di oro l'Iraq raddoppia le riserve
Pubblicato: 28/03/2014 13:23:16Trentasei tonnellate di oro: più della domanda di Italia e Francia insieme nel 2013. Tanto ne ha acquistato l'Iraq nel corso di questo mese, più che raddoppiando le sue riserve auree, che stando agli ultimi dati del Fondo monetario internazionale ammontavano a 27 tonnellate. È stata la stessa banca centrale irachena a comunicare l'operazione, davvero da primato: era da marzo 2011, quando il Messico incrementò le sue riserve di 78,5 tonnellate, che non si verificavano acquisti così ingenti nel settore ufficiale. Nel luglio 2012, a dire il vero, anche la Turchia comunicò un incremento di ben 44,7 tonnellate, ma Ankara aveva da poco consentito alle banche commerciali di accantonare riserve in oro, conteggiandole insieme a quelle dell'istituto centrale.
Baghdad è stata trasparente anche nel giustificare gli acquisti di lingotti, avvenuti in un momento particolarmente felice per l'industria petrolifera del Paese: il mese scorso la produzione di greggio irachena è salita di 530mila barili al giorno a 3,6 milioni bg (di cui 2,8 milioni esportati): un record da 35 anni. In un incontro con la stampa il governatore della banca centrale Abdel Basset Turki s ha detto che l'incremento delle riserve auree serve a «stabilizzare il dinaro rispetto alle valute straniere» e a «rafforzare la capacità finanziaria del Paese, aumentando gli elementi di sicurezza e protezione nelle riserve della banca».
Nonostante la quantità di oro acquistata sia davvero ingente, il suo valore è relativamente basso: 1,56 miliardi di $, ossia circa il 2% del totale delle riserve irachene. Pochissimo rispetto alla quota di oro nelle riserve di alcuni Paesi industrializzati, come gli Stati Uniti, la Germania e anche l'Italia, che supera il 60 per cento. In prospettiva è quindi possibile che gli acquisti di oro proseguano – specie se l'afflusso di petrodollari continuerà ad essere consistente – con un effetto rialzista sul mercato. Ieri la notizia non sembra comunque aver smosso in modo decisivo le quotazioni dell'oro, così come non l'hanno fatto le ultime statistiche sulle importazioni cinesi via Hong Kong: al netto dell'export sono risalite in febbraio del 25% a 112,3 tonnellate. Una ripresa legata forse alle nuove autorizzazioni all'import concesse a tre banche (Anz, Hsbc e China Everbright) e che dopo la recente caduta dello yuan potrebbe anche arrestarsi.