I pericoli globali della guerra finanziaria alla Russia

Pubblicato: 23/04/2014 08:50:29

PRINCETON – La rivoluzione in Ucraina e l'illegittima annessione della Crimea da par16 aprile 2014te della Russia hanno determinato una grave crisi della sicurezza in Europa. Ma, con i leader occidentali che sperimentano una nuova forma di guerra finanziaria, la situazione potrebbe farsi ancora più pericolosa.

Un'Ucraina democratica, stabile e prospera sarebbe motivo di grande e continua irritazione – e ammonimento – per la dispotica Federazione Russa economicamente anemica del presidente Vladimir Putin. Per scongiurare un simile esito, Putin sta cercando di destabilizzare l'Ucraina, impossessandosi della Crimea e fomentando un conflitto etnico nella regione orientale del paese.

Allo stesso tempo Putin sta cercando di ridare smalto all'immagine della Russia, raddoppiando le pensioni degli abitanti della Crimea, aumentando i salari dei 200mila funzionari civili della regione, e costruendo una grande infrastruttura, in stile Sochi, che comprende anche un ponte da tre miliardi di dollari sullo Stretto di Kerch. La sostenibilità a lungo termine di questa strategia è dubbia, tenuto conto del forte impatto che essa avrebbe sulle finanze pubbliche russe. Ciò nonostante essa tornerà utile all'intento di Putin di dare un'immagine dell'influenza russa.

Dal canto loro, Unione europea e Stati Uniti non desiderano lanciarsi in un intervento militare per salvaguardare la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina. Protestare soltanto a parole, però, renderà l'Occidente ridicolo e debole agli occhi del resto della comunità internazionale, e alla fine porterà a ulteriori sfide per la sicurezza, di portata sempre maggiore. Ciò lascia alle potenze occidentali un'unica opzione: dichiarare una guerra finanziaria alla Russia.

Come ha rivelato nelle sue recenti memorie Treasury's War Juan Zarate, ex funzionario del Tesoro degli Stati Uniti, gli Usa hanno trascorso il decennio che ha fatto seguito agli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 a mettere a punto una nuova serie di armi finanziarie da utilizzare contro i nemici dell'America, prima al-Qaeda, poi Corea del Nord e Iran, e adesso Russia. Queste armi comprendono il congelamento dei beni e il blocco dell'accesso alla finanza internazionale da parte degli "stati canaglia".

Quando è iniziata la rivoluzione in Ucraina, il sistema bancario russo era già sovraesposto e vulnerabile. In ogni caso, la situazione si è notevolmente aggravata con la destituzione del presidente ucraino Viktor Yanukovich e con l'annessione della Crimea, che hanno provocato il panico del mercato azionario che ha indebolito considerevolmente l'economia russa e ha intaccato molto gli asset dei potenti oligarchi russi.

In un sistema capitalistico lottizzato, minacciare le ricchezze dell'élite al governo significa intaccare ed erodere la fedeltà al regime. Per l'élite corrotta esiste una soglia massima, varcata la quale l'opposizione offre una migliore protezione delle sue ricchezze e del suo potere. Quella soglia è stata oltrepassata in Ucraina quando hanno acquistato forza le proteste di piazza Maidan.

I discorsi in pubblico di Putin rivelano la sua convinzione secondo la quale l'Ue e gli Usa non possono fare sul serio al riguardo di una guerra finanziaria che, dal suo punto di vista, in definitiva rischierebbe di danneggiare i loro mercati finanziari estremamente complessi e interconnessi più di quanto danneggerebbe il sistema finanziario russo relativamente isolato. Dopo tutto, il collegamento tra integrazione finanziaria e vulnerabilità è stato la lezione più importante appresa dalla crisi che ha fatto seguito al fallimento della banca americana di investimenti Lehman Brothers nel 2008.

Di fatto, Lehman era una piccola banca rispetto a quelle austriache, francesi e tedesche che sono diventate fortemente esposte al sistema finanziario russo per la pratica di utilizzare i depositi delle aziende russe e dei cittadini russi per erogare prestiti agli enti prestatori russi. Tenuto conto di ciò, un congelamento degli asset russi potrebbe rivelarsi catastrofico per i mercati finanziari europei, e anche per quelli globali.

Il piano di Putin per destabilizzare l'Ucraina prevede pertanto di combattere su due fronti, volgendo a proprio profitto i rancori linguistici o nazionali in Ucraina per alimentare la frammentazione sociale, e al contempo traendo vantaggio dalle vulnerabilità finanziarie dell'Occidente, in particolare dell'Europa. In verità, spesso Putin ama inquadrare la situazione come una prova di forza che lo vede schierato contro il potere dei mercati finanziari.

La corsa alle armi che precedette la Prima guerra mondiale fu accompagnata quasi in egual misura da questo stesso mix di tentennamento militare e di smania di mettere alla prova il potere dei mercati. Nel 1911 il libro di testo più importante sul Sistema finanziario tedesco, del banchiere di lungo corso Jacob Riesser, metteva in guardia che "il nemico, tuttavia, potrebbe cercare di esasperare il panico […] con una repentina richiesta di pagamento dei crediti in sospeso, con una vendita illimitata delle nostre obbligazioni, con altri tentativi ancora di togliere l'oro alla Germania. Altri sforzi potrebbero essere fatti per disturbare il nostro mercato del capitale, i conti, e i mercati obbligazionari, e minacciare la base del nostro sistema del credito e dei pagamenti".
I politici iniziarono ad afferrare le possibili conseguenze della vulnerabilità fiscale soltanto nel 1907, quando dovettero far fronte al panico finanziario nato negli Stati Uniti che ebbe, però, gravi ripercussioni per l'Europa continentale (e, per certi aspetti, preannunciò la Grande Depressione). Quell'esperienza insegnò a ogni paese a rendere il proprio sistema finanziario più resiliente per scongiurare i possibili attacchi, e fece capire anche che questi ultimi possono rappresentare una risposta devastante alla pressione diplomatica.
Ciò è esattamente quanto accadde nel 1911, quando una disputa sorta in merito al controllo del Marocco indusse la Francia a predisporre il ritiro di 200 milioni di marchi tedeschi investiti in Germania. Quest'ultima, tuttavia, era preparata a reagire e riuscì a sventare quella mossa. Anzi, i banchieri tedeschi con orgoglio fecero notare che la crisi di fiducia si ripercosse sul mercato parigino molto più duramente rispetto a come fece a Berlino o Amburgo.
I paesi si adoperarono in vario modo per proteggere i propri sistemi finanziari e spesso si concentrarono su una maggiore vigilanza bancaria, in molti casi concedendo maggiore autorità alla banca centrale così da includere la fornitura di liquidità d'emergenza alle istituzioni interne.
A quei tempi, gli sforzi finalizzati a una riforma finanziaria erano motivati dal concetto che creando soluzioni finanziarie tampone si sarebbe reso il mondo sicuro. Questo principio però alimentò una fiducia eccessiva tra i responsabili delle riforme, impedendo loro di immaginare che molto presto per proteggere l'economia ci sarebbe stato bisogno di misure militari. Invece di costituire un'alternativa alla guerra, la corsa alle armi finanziarie ha reso la guerra più probabile – e questo può benissimo essere il caso con la Russia di oggi.
Traduzione di Anna Bissanti
Harold James è professore di storia alla Princeton University e senior fellow presso il Center for International Governance Innovation.