Deutsche Bank lascia il fixing di oro e argento senza trovare eredi

Pubblicato: 07/05/2014 09:02:56

Deutsche Bank non è riuscita a vendere la sua poltrona nel circolo esclusivo del fixing di oro e argento. Il 13 maggio parteciperà quindi per l'ultima volta alle conference call con cui da oltre un secolo si definiscono i principali riferimenti di prezzo del mercato dei metalli preziosi. Poi si "dimetterà".
È una decisione clamorosa, anche se non del tutto inattesa, quella annunciata ieri dalla banca tedesca, che lascia nelle mani della London Gold Market Fixing Ltd una vera e propria patata bollente. Il suo abbandono riduce infatti la cerchia già ristretta delle banche che elaborano i benchmark: un problema che sembra particolarmente serio soprattutto per l'argento, il cui fixing – salvo soluzioni dell'ultimo minuto – verrebbe d'ora in poi affidato a due soli istituti, Bank of Nova Scotia e Hsbc. Sempre che non vi siano ulteriori defezioni, per l'oro i membri del club si riducono invece a quattro: le stesse banche dell'argento, più Société Générale e Barclays, che la settimana scorsa ha annunciato un ridimensionamento delle sue attività nelle materie prime.
Nella storia c'è già un precedente di fixing a quattro: Hsbc, dopo l'acquisizione di un altro socio della London Gold Market Fixing, si era ritrovata nel 2000 a possedere due quote, ma nel giro di pochi mesi ne cedette una a Crédit Suisse. A Deutsche Bank sono bastati tre mesi per convincersi dell'impossibilità di trovare un acquirente.
I tedeschi avevano comunicato in gennaio l'intenzione di vendere e fin dall'inizio il compito non era apparso facile, considerata l'attenzione crescente dei regolatori nei confronti del fixing, che secondo alcuni osservatori prelude a uno scandalo, analogo a quello del Libor (si veda Il Sole 24 Ore del 18 gennaio). Le banche asiatiche sembravano comunque potenzialmente interessate all'acquisto ed era circolata voce di trattative con Standard Bank, la cui divisione trading a Londra è controllata dalla cinese Icbc.
In breve tempo tuttavia le poltrone del fixing sono diventate ancora più scomode, tanto da scoraggiare evidentemente anche le ambizioni di Pechino. Dopo la tedesca Bafin, anche la ben più temuta Fca britannica ha cominciato a indagare, sia pure in modo informale: pochi giorni fa è emerso che ci sono state "visite" di funzionari dell'Autorithy negli uffici londinesi di SocGen durante il fixing. Inoltre negli Stati Uniti ci sono ormai oltre venti class action contro le banche coinvolte nel meccanismo, accusate di aver agito di concerto per manipolare il benchmark.