L'Ecuador sull'orlo del default affida il suo oro a Goldman Sachs

Pubblicato: 10/06/2014 09:48:11

Sull'orlo del default, l'Ecuador affida il suo oro a Goldman Sachs. Il Paese latinoamericano, che dal 2008 ha adottato il dollaro come valuta ufficiale, rinunciando di fatto a una sua politica monetaria, ha confermato di aver messo oltre metà delle sue riserve auree in mano al colosso bancario americano in cambio di non meglio precisati «asset liquidabili nel giro di sette giorni». Sui dettagli della transazione – e sul probabile impiego di contratti derivati – nessuno ha voluto sbottonarsi, ma la sua esistenza ha il sigillo dell'ufficialità. A parlarne è stata la banca centrale di Quito, dopo che la settimana scorsa alcuni analisti si erano interrogati su un misterioso e repentino calo del 55% delle riserve auree del Paese. L'operazione riguarda 466mila once di oro, una quantità non enorme, ma nemmeno piccolissima, pari a circa lo 0,5% dell'oro estratto in un anno nelle miniere di tutto il mondo, valorizzata ai corsi attuali 580 milioni di dollari. I lingotti torneranno nei caveaux ecuadoriani fra tre anni insieme a un profitto tra 16 e 20 milioni di dollari, promette Quito. Ma l'evento non resterà isolato. «Questi interventi sul mercato dell'oro - afferma il comunicato della banca centrale ecuadoriana - rappresentano l'inizio di una nuova e permanente strategia di partecipazione attiva della banca, attraverso acquisti, vendite e operazioni finanziarie che contribuiranno alla creazione di nuove opportunità di investimento». Il concetto viene chiarito ulteriormente: «L'oro che prima, custodito nei caveaux, non generava alcun ritorno e anzi comportava costi di stoccaggio, diventa adesso un asset produttivo che genererà profitti».

Circa un anno fa l'agenzia Bloomberg aveva rivelato di un piano analogo discusso dal Venezuela con la stessa Goldman Sachs: il contratto prevedeva uno swap grazie al quale Caracas avrebbe ottenuto 1,68 miliardi di dollari in contanti "impegnandosi" riserve auree per 1,85 miliardi di controvalore. Alla firma non si arrivò mai, forse anche in seguito alla fuga di notizie, che sollevò una coda di proteste nel Paese, dove regna peraltro una potente retorica anti-americana.

Il Governo di Quito non sembra preoccuparsi troppo delle eventuali polemiche. L'urgenza più pressante, in questo momento, è procurarsi liquidità alle casse dello Stato, senza fare ricorso ai tradizionali strumenti di politica monetaria, che sono off limits a causa della dollarizzazione dell'economia.