Oro, l'Asia sfida Londra e cerca un suo fixing

Pubblicato: 30/06/2014 09:19:50

Con il fixing londinese ormai nella bufera, l'Asia accelera nel tentativo di rafforzare il suo ruolo sul mercato dell'oro, candidandosi a guidare oltre alla domanda anche i meccanismi per la formazione dei prezzi. 
È da Singapore e Shanghai che arriva la sfida più concreta alla City, anche se battere la concorrenza – sia pure in difficoltà – sarà un'impresa titanica. Mentre l'Occidente discute di come riformare il principale benchmark di prezzo, messo in crisi dalle accuse di manipolazione, le Borse delle due città asiatiche si preparano a varare entro fine anno nuovi contratti sull'oro: un primo passo per realizzare l'ambizione di diventare in un prossimo futuro un hub alternativo per gli scambi del metallo prezioso. I piani, in parte già noti, sono stati annunciati durante una conferenza organizzata per la prima volta a Singapore proprio dalla London Bullion Market Association (Lbma). Il progetto più avanzato – e con maggiori probabilità di successo, quanto meno nel breve periodo – è proprio quello della città Stato, che dal 2012 persegue con determinazione l'obiettivo di diventare un hub dei metalli preziosi: a questo scopo ha cancellato le tasse sugli investimenti, incoraggiato la realizzazione di caveaux capaci di custodire 1.500 tonnellate di lingotti e la costruzione di un impianto di raffinazione, che verrà inaugurato proprio oggi dalla svizzera Metalor. La Singapore Exchange (Sgx) quoterà già a settembre un future da 25 "kilobar", le barre da un chilo, comunemente utilizzate come investimento nei mercati asiatici. Per il contratto, che prevede la consegna fisica, sono stati reclutati come market maker JpMorgan, Standard Chartered, Standard Bank e Scotiabank (quest'ultima impegnata anche nel fixing di Londra).
Più faticosa la sfida lanciata dalla Cina, il cui sistema finanziario non è ancora abbastanza aperto per attirare liquidità. Il presidente della Shanghai Gold Exchange (Sge), Xu Luode, ha tuttavia confermato l'ambizione ad attirare banche straniere sul nuovo listino nella Free Trade Zone, dove conta di quotare entro fine anno i primi contratti spot sull'oro, cui farà presto seguito un future (si veda Il Sole 24 Ore del 29 maggio). «Dovremmo avere un nostro fixing, un prezzo dell'oro fatto in Cina», ha auspicato Xu. Dall'Lbma è arrivato una sorta di via libera: «Avere un prezzo locale per i mercati locali – ha detto il ceo Ruth Crowell – assicura maggiore efficienza e un prezzo che riflette più accuratamente l'andamento del commercio a livello locale».