La (nuova) spinta verso i beni rifugio, ma sono davvero sicuri?

Pubblicato: 23/07/2014 16:19:43

Rieccoli i «beni rifugio», pronti a rialzare la testa all'unisono non appena il termometro che misura la tensione sui mercati sale di qualche grado. Oro, titoli di Stato americani e tedeschi, ma anche lo yen hanno ieri mantenuto fede al ruolo che viene loro assegnato in queste situazioni. Il rafforzamento di queste attività di investimento dura però a ben vedere già da qualche tempo e non è certo un movimento improvviso legato alla vicenda dell'aereo della Malaysia Airlines (che pure ha dato l'ultima spinta).

Prendiamo il Bund, per esempio: ieri la scadenza decennale ha raggiunto i nuovi minimi storici poco sotto la soglia dell'1,15 per cento, ma la sua discesa è cominciata da inizio anno, quando i rendimenti viaggiavano molto vicino al 2 per cento. Certo, su questa discesa ha influito in gran parte l'evolversi del quadro macroeconomico dell'Eurozona - in bilico fra una ripresa che appare sempre più stentata e lo spettro della deflazione - così come la possibilità di politiche ultra-espansive da parte della Bce. Ma è altrettanto evidente che molti investitori stiano da qualche tempo dirottando sul Bund denaro ritirato da Borse che ormai vedono i loro valori salire da diversi anni, anche a costo di acquistare qualcosa a carissimo prezzo e che rende poco (addirittura niente, se si scelgono i BuBill a scadenza più ravvicinata).

 

Il discorso può essere tranquillamente replicato per i Treasury (ieri sotto il 2,5% su base decennale, nonostante la prospettiva di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve) e per l'oro, che con il balzo di ieri ha portato a quasi il 6% i guadagni nell'ultimo mese e addirittura al 18% se si misura da inizio anno. Chi manca all'appello, almeno in questi giorni (ma anche nelle settimane scorse), è invece il dollaro, la cui debolezza fa però sicuramente molto comodo a tante aziende Usa: il suo ruolo è stato assunto in pieno dallo yen, che da inizio anno ha riguadagnato quasi il 6% sull'euro (e il 4% nei confronti del biglietto verde).

Chi intendesse scalare la marcia, riducendo così gli investimenti più rischiosi in portafoglio, si trova di fronte attività che hanno già corso molto negli ultimi mesi, e che potrebbero quindi proteggere fino a u certo punto. L'alternativa è una liquidità che ormai non rende niente, e che viene erosa dalla (pur bassa) inflazione.