Oro sotto 1.300 dollari. Crollata di un quinto la domanda cinese

Pubblicato: 31/07/2014 08:56:58

La geopolitica è già scomparsa dall'orizzonte sul mercato dell'oro, che ha visto le quotazioni precipitare sotto 1.290 dollari l'oncia per la prima volta da oltre un mese. Le vendite si sono ingrossate una volta sfondato il supporto dei 1.300 $, soglia importante non solo dal punto di vista psicologico, ma per gli "stop loss" che vi erano stati agganciati dai fondi. Nella reazione a catena che è seguita, il lingotto è anche sceso sotto la media mobile degli ultimi 100 giorni, guardata con attenzione dagli analisti tecnici, che ora indicano quota 1.286 $ come prossima barriera a un'ulteriore discesa. Goldman Sachs è convinta che sarà pesante: in una nota diffusa mercoledì ha ribadito per l'ennesima volta la previsione di una caduta a 1.050 $ entro fine anno.

La recente inversione di tendenza – dopo che l'oro aveva gudagnato il 10% nel primo semestre – è stata innescata da una serie di dati positivi, arrivati da Stati Uniti, Cina ed Europa, che hanno rafforzato l'aspettativa di una solida ripresa globale. Anche le Borse, che continuano a macinare record, rendono il lingotto meno appetibile. Ma sullo sfondo, non meno importante, c'è il capitolo consumi: quelli in Asia in particolare, che ormai costituiscono il principale motore della domanda di oro.

La China Gold Association (Cga) mercoledì ha pubblicato statistiche che hanno rappresentato una doccia fredda per i mercati: la domanda cinese di oro nel primo semestre è diminuita del 19 per cento. Anche se il confronto è con un anno eccezionale – e benché i volumi restino ragguardevoli (in tutto 569,5 tonnellate) – solleva inquietudini il fatto che a provocare la contrazione siano stati gli investimenti: le vendite di barre e lingotti sono crollate del 62% (a 105,6 tonn), quelle di monete del 44% (a 11 tonn). I consumi in gioielleria e quelli industriali sono invece saliti entrambi dell'11 per cento. Secondo il World Gold Council dal 2004, quando Pechino ha consentito ai privati di investire in oro, al 2013 la domanda di barre e monete in Cina è salita da 10 a 397 tonnellate.

Una conferma del rallentamento dei consumi cinesi è nel frattempo arrivata anche dalle statistiche doganali da Hong Kong: in giugno le importazioni nette di Pechino sono calate per il quarto mese consecutivo e a 36,4 tonnellate sono risultate le più esigue da gennaio 2013. L'importanza di questi dati, unica fonte ufficiale sull'import-export di oro nel Paese asiatico, oggi viene tuttavia messa in discussione dall'emergere del nuovo hub dell'oro di Shanghai. Nella sua Free Trade Zone a fine anno partiranno gli scambi di nuovi contratti sull'oro, negoziabili in prospettiva anche da operatori stranieri (si veda Il Sole 24 Ore del 26 giugno). In vista del debutto il Governo avrebbe invitato a importare oro direttamente a Shanghai e da un esame di dati forniti da Global Trade Information Services Reuters ha appurato che nel primo trimestre dell'anno sono arrivate in questo modo in Cina quasi 150 tonn. di lingotti, in aggiunta alle 287 tonn. via Hong Kong.

Anche la speranza di una ripresa delle importazioni indiane sta intanto sfumando. Il nuovo premier Narendra Modi, deludendo le aspettative sollevate in campagna elettorale, non ha fatto nulla per ridurre i pesanti dazi in vigore dall'anno scorso. E il ministro delle Finanze Arun Jaitley adesso ha chiarito che non c'è alcuna intenzione di ritoccarle, considerata l'efficacia dimostrata nel contenere il deficit commerciale.