Oro, il rebus della domanda cinese confonde il mercato

Pubblicato: 08/05/2015 09:46:48

La Cina torna a comprare oro. O forse no. Song Xin, presidente della China Gold Association, assicura che la domanda locale nel primo trimestre è risalita dell’1,1% rispetto a un anno prima, a 326,68 tonnellate: un cambio di rotta significativo, visto che la stessa associazione registrava un calo del 25% nel 2014.

Le sue dichiarazioni tuttavia arrivano insieme a un rapporto di Gfms in cui si afferma qualcosa di ben diverso: tra gennaio e marzo la domanda globale del metallo prezioso sarebbe diminuita del 9% (a 990 tonnellate) a causa soprattutto dei consumi di Pechino, crollati del 12,4% in gioielleria(a 190,9 tonnellate) e del 10,5% per quanto riguarda barre e monete (a sole 56 tonnellate).

La società di consulenza parla solo di domanda fisica, ma in ogni caso la discrepanza tra i suoi dati e quelli della China Gold Association - circa 80 tonnellate - è difficile da spiegare, anche tenuto conto del recente sviluppo degli scambi di oro alla borsa di Shanghai.

Anche le importazioni di lingotti via Hong Kong (pur non essendo esaustive) non offrono sostegno alla tesi di un recupero della domanda: in marzo sono scese a 66,36 tonnellate nette, il minimo da 7 mesi.

La diversità tra le stime si spiega forse con acquisti non ufficializzati della banca centrale cinese, un sospetto che circola già da tempo. O forse è semplicemente la qualità dei dati che lascia a desiderare. Di certo la mancanza di chiarezza sulla domanda del gigante asiatico - che insieme all’India rappresenta oltre metà dei consumi globali - non aiuta a indirizzare il mercato. E questo in un momento in cui le quotazioni sono già molto instabili, a causa dell’incertezza sulle politiche monetarie della Federal Reserve e della volatilità dei cambi valutari. Proprio in attesa della Fed ieri l’oro si è spinto a 1212,80 $/oncia, il massimo da 3 settimane.