L’argento strappa all’oro la palma di miglior asset dell’anno
Pubblicato: 02/05/2016 18:11:46Se lo sprint dell’oro nel 2016 ha lasciato molti osservatori a bocca aperta, quello dell’argento è diventato da qualche giorno ancora più sorprendente: il metallo ha accelerato la corsa al punto da spingersi fino a 17,70 dollari l’oncia, un record da 11 mesi, e usurpare al fratello più nobile il ruolo di migliore asset dell’anno, con un rialzo di oltre il 23%. L’oro si è invece apprezzato di circa il 18% (ieri sera scambiava intorno a 1.250 $/oz).
Tutti i preziosi in realtà stanno godendo di un momento favorevole: ieri anche il platino è salito a livelli che non toccava da 10 mesi (1.043,72 $/oz) e il palladio è andato ai massimi da 6 mesi (615,85 $/oz). È tuttavia l’argento - e non più l’oro - che da un paio di settimane sta facendo da traino al comparto. A risvegliare l’attenzione di molti investitori è stato il crollo del suo valore in confronto all’oro, un parametro che viene tenuto d’occhio con particolare attenzione: il cosiddetto gold-silver ratio era salito al record dal 2008 a inizio marzo, quando ci volevano 83 once di argento per comprarne una di oro. Ora ne bastano 72,3, un rapporto più in linea con gli standard del passato.
Le scommesse sull’argento sono cresciute con un effetto valanga, autoalimentando i rialzi. I fondi la settimana scorsa hanno aumentato di ben il 30% le posizioni lunghe (all’acquisto) al Comex, a 54.885 contratti: non erano mai state così tante dal 2006, quando la Cftc ha iniziato a contarle. Il superamento di soglie tecniche significative ha poi provocato molte ricoperture nei giorni scorsi, dando un’ulteriore spinta ai prezzi, che comunque restano molto lontani dal record ultratrentennale del 2011, quando raggiunsero 48,44 $/oz. Anche gli acquisti di Etf sull’argento stanno intanto accelerando, tanto che il patrimonio ha quasi eguagliato il primato di ottobre 2014, di 20.182,2 tonnellate.
Neppure sul fronte dei fondamentali mancano giustificazioni al rally. Da quando, lo scorso novembre, la Cina ha abolito i dazi sull’import di concentrati, i suoi acquisti sono aumentati. La domanda di argento - che per oltre metà ha impieghi industriali, compresi i pannelli solari - potrebbe essere stata stimolata dagli investimenti in energie rinnovabili. Ma è probabile che anche nel Paese asiatico ci sia una forte componente speculativa: il prezzo sta correndo anche allo Shanghai Futures Exchange.
Infine, la produzione è in calo: l’argento, sottoprodotto di altre attività estrattive, soffre la frenata degli investimenti delle minerarie. Il Silver Institute prevede che quest’anno ne verrà estratto il 5% in meno e che il declino proseguirà almeno fino al 2019.