Oro e petrolio investimenti vincenti nel 2016. Ma il rally durerà?

Pubblicato: 26/08/2016 12:45:01

Non era facile prevedere un rally di simile portata. Ma gli investitori che all’inizio dell’anno avevano avuto l’intuito (e la fortuna) di puntare sull’oro, sul petrolio e più in generale sulle materie prime sono stati ricompensati generosamente: dalle borse alle obbligazioni alle valute, nessun’altra asset class ha dato soddisfazioni analoghe. Da qualche settimana tuttavia la traiettoria dei mercati si è fatta più incerta e anche il flusso di denaro che era tornato ad affluire copiosamente sul settore ha iniziato a rallentare, riflettendo le perplessità degli investitori sulle ulteriori prospettive di crescita dei prezzi e il dubbio che possa essere arrivato il momento di incassare la posta e abbandonare il tavolo da gioco. Magari seguendo l’esempio di George Soros, che tra gennaio e luglio ha aperto e poi subito richiuso - con ricchissime plusvalenze - una scommessa su oro e società aurifere (si veda il Sole 24 Ore di ieri). Il primo semestre è stato davvero eccezionale per le materie prime. L’oro, che era in declino da tre anni, ha addirittura registrato la migliore performance dal 1979, apprezzandosi del 25 per cento. Il petrolio - dopo un crollo rovinoso che l’aveva portato dagli oltre 100 dollari al barile dell’estate 2014 a meno di 30 dollari - ha improvvisamente rialzato la testa ed è riuscito quasi a raddoppiare di valore nel giro di pochi mesi. Anche molte altre commodities hanno stupito gli osservatori, a cominciare dall’argento, tuttora in rialzo di oltre il 40% da inizio anno. Reduce da ben cinque anni di performance negative, il Bloomberg Commodity Index, che rispecchia un paniere di 22 materie prime, ha guadagnato in sei mesi più del 13%. L’indice è tuttora in positivo, con un rialzo dell’8,6% da inizio anno, ma da luglio ha perso quasi il 3%. Anche gli investimenti stanno rallentando. Dall’inizio dell’anno gli Etf sulle materie prime hanno attirato 50,8 miliardi di dollari di investimenti secondo le statistiche di Barclays: un record dal 2009, quando i mercati stavano avviandosi alla ripresa dopo la crisi finanziaria globale. Ma in luglio ci sono stati flussi netti per soli 2,4 miliardi, il minimo da dicembre, quando erano invece prevalsi i riscatti. Del resto, il rally dell’oro ha perso fiato, alcune materie prime hanno ricominciato a perdere quota (è il caso ad esempio del rame). E il petrolio sta vivendo un’estate a dir poco burrascosa. Il Brent soltanto ieri è riuscito a riconquistare quota 50 dollari al barile, dopo un periodo di forti ribassi che l’aveva addirittura spinto brevemente in bear market, in ribasso di oltre il 20% dai massimi dell’anno, salvo poi recuperare quasi tutto il terreno perduto. L’allarme per l’eccessivo accumulo di scorte di combustibili ha ora ceduto il passo alle nuove voci su un accordo tra Opec e Russia per congelare la produzione e i fondi, che 26/8/2016 Oro e petrolio investimenti vincenti nel 2016. Ma il rally durerà? ­ Il Sole 24 ORE http://www.ilsole24ore.com/art/finanza­e­mercati/2016­08­18/oro­e­petrolio­investimenti­vincenti­2016­ma­rally­durera­203918.shtml?uuid=AD3cDD7 2/2 si erano esposti troppo al ribasso, si sono affrettati a ricoprire posizioni corte. Ma il vento potrebbe cambiare nuovamente, specie se l’incontro di fine settembre ad Algeri dovesse fallire, come era successo con quello di Doha ad aprile. Le voci alimentate ad arte dai produttori di petrolio sono peraltro un fattore secondario in rapporto alle numerose e importanti variabili che nei prossimi mesi potrebbero influenzare l’andamento dei mercati delle materie prime. L’evoluzione delle politiche monetarie americane sarà ad esempio cruciale per le sorti dell’oro e avrà un’influenza rilevante anche per le altre commodities, poiché quasi tutte sono quotate in dollari. La Federal Reserve appare spaccata sull’opportunità di un rialzo dei tassi a breve, ma con i dati economici che mostrano un continuo rafforzamento dell’economia Usa (e in particolare del mercato del lavoro) non è escluso che la prossima stretta arrivi davvero a settembre, con un conseguente rafforzamento del biglietto verde e un potenziale influsso negativo sulle commodities. Anche la Cina - che consuma oltre la metà dei metalli industriali prodotti nel mondo - è tornata a sollevare perplessità. Le misure di stimolo all’economia, di valore stimato fino a 800 miliardi di dollari da inizio anno, si starebbero infatti esaurendo. Dati diffusi la settimana scorsa hanno mostrato una frenata degli investimenti pubblici in infrastrutture, così come nella produzione industriale e nelle vendite al dettaglio. Le maggiori minerarie sono caute sul futuro: anche se il peggio potrebbe essere passato, ci vorrà del tempo perché le materie prime riprendano davvero a correre. « Quando guardiamo al medio termine ci aspettiamo prezzi più o meno in linea con quelli attuali», ha dichiarato il ceo di Bhp Billiton, Andrew Mckenzie. La ripresa dei metalli era legata soprattutto a un rimbalzo dell’attività edilizia in Cina, alimentata dagli stimoli governativi, è la diagnosi di Jean-Sébastien Jacques, il nuovo ceo di Rio Tinto, secondo cui «è necessario continuare ad essere cauti nella seconda metà del 2016».