Il fattore Cina manda a picco le materie prime

Pubblicato: 24/05/2017 15:21:41

Un nuovo terremoto sta investendo il comparto delle materie prime, con petrolio, oro, rame e minerale di ferro che hanno archiviato la peggiore settimana da sei mesi. L’epicentro delle scosse, che rischiano di trasmettersi al sistema finanziario globale, è ancora una volta in Cina, dove è in corso una stretta creditizia che nell’ultimo mese ha già provocato una fuga di almeno 500 miliardi di dollari dai mercati. La minore liquidità nel Paese asiatico – dove i tassi interbancari a breve sono schizzati ai massimi da due anni – potrebbe inoltre portare a una brusca frenata degli investimenti in diversi settori, a cominciare dall’edilizia e dalle infrastrutture, con serie ripercussioni sullacrescita economica e sulla domanda di metalli ed energia, per cui la Cina è ormai cruciale.  È a speculatori cinesi, costretti a una frettolosa chiusura di posizioni, che qualcuno attribuisce l’enorme aumento delle scorte registrato questa settimana nei magazzini della borsa londinese: +25% a quasi 320mila tonnellate. In Cina la pressione su banche e fondi affinché riducano le attività a rischio è di nuovo altissima da quando il Governo e le autorità di vigilanza, con una rara compattezza, hanno ripreso la battaglia contro la finanza ombra: prodotti di gestione patrimoniale collocati da intermediari non bancari o prestiti erogati al di fuori del circuito ufficiale e dunque sottratti ad ogni controllo e rendicontazione nei bilanci degli istituti. Fitch calcola che questo tipo di investimenti abbiano raggiunto 20mila miliardi di yuan (2.800 miliardi di dollari) a fine 2016, ossia il 26% del Pil cinese, contro il 10% di tre anni fa.