Ferme le riserve auree russe Flop dei primi Etf in Cina

Pubblicato: 30/07/2013 12:42:48

La fiducia nella ripresa delle quotazioni dell'oro sembra scricchiolare anche nelle più solide roccaforti della domanda: le banche centrali e i consumatori cinesi.
La banca centrale russa, la più assidua nell'accumulare lingotti nell'ultimo decennio, in giugno non ha acquistato neppure un'oncia per la prima volta da nove mesi. Mentre in Cina l'atteso debutto dei primi Etf sull'oro fisico si è rivelato un flop: le due società recentemente autorizzate a collocare il prodotto, Huaan Asset Management e Guotai Asset Management, hanno raccolto in tutto 1,6 miliardi di yuan (261 milioni di dollari), meno della metà rispetto a quanto si aspettavano.
Huaan in particolare aveva dichiarato un mese fa di puntare a 2-3 miliardi di yuan, invece ne ha ottenuti solo 1,2. Yang Xuwei, fund manager di Guotai (che si è dovuta accontentare di appena 410 milioni) giustifica l'insuccesso con la stretta creditizia in corso in Cina e con la scarsa familiarità dei risparmiatori locali con questo tipo di prodotti: una novità assoluta nel Paese asiatico, dove pure l'anno scorso sono state acquistate a fini di investimento ben 265,5 tonnellate di oro sotto forma di lingotti e monete, una quantità pari a circa il 10% della produzione mineraria globale. In totale, secondo il World Gold Council, la domanda cinese di oro è stata di 776,1 tonnellate l'anno scorso, seconda solo a quella indiana, con cui è vicino il sorpasso.
I cinesi, che lo scorso aprile dopo il primo crollo dei prezzi erano corsi ad acquistare oro, avrebbero mostrato invece una reazione tiepida ai ribassi di giugno, circostanza che molti osservatori attribuiscono almeno in parte alla diffusa convinzione che vi saranno ulteriori ribassi.
Lo stesso scrupolo potrebbe aver indotto la banca centrale russa a sospendere gli acquisti. Le sue riserve auree il mese scorso sono rimaste ferme a 32 milioni di once (995 tonnellate), ma il loro valore è sceso del 14,4% a 38,5 miliardi di dollari. Nel 2012 erano aumentate dell'8,5% in volume e del 14,2% in valore, a 51 miliardi.
Gli acquisti del cosiddetto settore ufficiale – che fino al 2010 era stato per oltre vent'anni venditore netto di oro – sono stati uno dei motori principali del formidabile rally messo a segno dal metallo negli ultimi anni. Altri fattori cruciali di sostegno sono stati il boom della domanda cinese e l'enorme successo degli Etf, prodotti che dalla loro nascita nel 2004 fino all'anno scorso non avevano fatto che aumentare il patrimonio, ma che oggi non solo stentano a decollare in Cina, ma sono sommersi dai riscatti nel resto del mondo (nel 2013 gli investimenti si sono ridotti di un quarto).
Con la Federal Reserve che si appresta a ridurre le operazioni di quantitive easing, la possibilità che vengano meno anche altri dei pilastri che finora hanno sorretto l'oro rappresenta un campanello d'allarme difficile da ignorare.