Un'estate giocata al rialzo

Pubblicato: 06/08/2013 16:35:25

Bene. Luglio è andato bene per le Borse globali che, dopo la caduta di giugno, hanno visto i principali indici americani ed europei recuperare fra il 3,5 e il 5 e passa per cento. Anche agosto potrebbe riservare sorprese positive, dal punto di vista dell'andamento dei benchmark, perchè – almeno per ora – sembra confermato che questo sia un anno di summer rally. I problemi, quando arriveranno (e arriveranno, secondo gli analisti) li vedremo da settembre in poi.
Per ora godiamoci il rialzo estivo – il summer rally, appunto – che da almeno una trentina d'anni è confermato anche dalle statistiche. Se una volta valeva il "sell in may and go away", negli ultimi decenni l'estate è sempre stata occasione per incursioni interessanti dal punto di vista del trading. Luglio e agosto, a differenza di un tempo, sono adesso fra i mesi più interessanti dal punto di vista delle performance (vedi grafico).
Quindi, immaginando che da un punto di vista statistico le prossime settimane dovrebbero essere favorevoli ai listini e anche considerando che la Fed ha frenato i timori su una fine imminente del quantitative easing, c'è da chiedersi quando – e con quale velocità/profondità – i listini correggeranno la salita delle ultime settimane o, se vogliamo, degli ultimi quattro anni e mezzo (parliamo dei benchmark americani, che hanno avuto la migliore reazione alle preoccupazioni macro)».
Molti gestori oggi guardano a Wal Street come a una Borsa oggettivamente sopravvalutata e si chiedono fino a quando potrà continuare a mantenere i livelli raggiunti nelle ultime settimane (che spesso equivalgono ai massimi storici). Probabilmente ci vorrà tempo, anche parecchi mesi, prima che la bolla balzi agli occhi di tutti e poi scoppi, ma nel frattempo chi entra nel mercato dovrebbe tenere gli occhi sempre ben aperti.
La situazione macroeconomica americana, pur se certo migliore di quella europea, non sembra giustificare grandi entusiasmi. «Negl Usa – scrive Francesco Caruso, analista tecnico indipendente e animatore del sito www.cicliemercati.it – le richieste complessive di assistenza alimentare sono salite dal 2001 a oggi da 17 a 47 milioni. La percentuale della popolazione con un lavoro è scesa, ma contemporaneamente le aziende hanno visto i loro profitti esplodere al rialzo».
La cosa forse più preoccupante è però che l'utilizzo della leva finanziaria sulla Borsa americana ha raggiunto i massimi storici, sia in termini assoluti che rispetto al Prodotto interno lordo. «L'illusione dell'effetto wealth creation, cioè della trasposizione da Wall Street all'economia reale di questo rialzo, predicato davanti al Senato statunitense da Bernanke è smontato dalla realtà dei numeri e da ricerche che provano come questo effetto sia in realtà minimale rispetto ai meccanismi e ai rischi creati per crearlo. Questo rialzo è per la maggiore parte ciò che sembra: pura e semplice speculazione, basata sull'uso indiscriminato e selvaggio della leva e di tutti gli strumenti a essa collegati e favorita dalla assenza di competitività degli strumenti alternativi. Nulla di male, solo chiamiamo le cose con il loro nome».
Dal punto di vista ciclico la possibilità più gettonata dai gestori è che, dopo un eventuale nuovo top e il minimo conseguente che potrebbero realizzarsi nelle prossime 4-8 settimane, è possibile una nuova spinta che nei 6-9 mesi successivi potrebbe portare il mercato azionario americano a nuovi massimi storici marginali, con una partecipazione sempre minore della totalità del mercato americano (solo pochi titoli leader trainerebbero la crescita) e una maggiore forza dell'Europa. Nello stesso tempo solo poche commodities (prime fra tutte, oro e argento?) potrebbero spingersi al rialzo e i tassi a lungo potrebbero volgere al rialzo, con quelli a breve stabili.
«Nel complesso – pensa Maurizio Novelli, global strategist di Zest Asset Management – credo che, allo stato delle cose, non siamo nell'imminenza di una ripresa economica del ciclo che i mercati Usa stanno scontando e che l'economia mondiale continuerà a ristagnare per almeno altri 12/18 mesi».
Poiché la debolezza della crescita mondiale continuerà, «l'area Euro resterà una potenziale fonte di problemi non risolti. La Federal Reserve è stata il principale artefice delle performance del mercato azionario americano così come la Bank of Japan di quello giapponese, ma ora solo un miglioramento della domanda globale può sostenere i livelli raggiunti da S&P 500 o Nikkei. «Tutto il resto conterà poco o nulla», aggiunge Novelli.
Comunque, secondo lo strategist di Zest, «le aspettative di ripresa del ciclo economico mondiale, andate deluse nel primo semestre, affronteranno ora il test decisivo. Dopo aver ritenuto temporaneo il rallentamento economico del primo semestre del 2013, gli investitori avranno finalmente le risposte che da tempo attendono sulla ripresa dell'economia».
Nel frattempo «Wall Street è al momento l'unico mercato che prosegue senza pause il suo trend rialzista, fornendo un supporto psicologico anche ai mercati azionari europei».