Oro di nuovo in calo ma si torna a puntare sulle società aurifere
Pubblicato: 17/09/2013 10:21:42Quando Goldman Sachs disse che era arrivato il momento di scommettere al ribasso sull'oro, le quotazioni del metallo crollarono di oltre 200 dollari l'oncia nel giro di due giorni. Sarà anche stata una semplice coincidenza, ma forse è il caso di prendere nota: adesso Jeffrey Currie, che guida la ricerca sulle commodities della banca americana, dice che il lingotto «nel breve termine» potrebbe scivolare addirittura sotto 1.000 dollari. «È per questo che il nostro target per il 2014 è 1.050 $, anche se concordiamo che il prezzo di metà ciclo sia nei dintorni di 1.200 $», ha spiegato l'analista a Bloomberg Tv, proprio mentre l'oro calava verso 1.300 $, avviandosi a chiudere la peggior psettimana da due mesi, con un ribasso superiore al 5 per cento.
Dopo il poderoso recupero estivo, culminato nel picco di oltre 1.430 $/oncia a fine agosto, il prezzo del metallo si è progressivamente sgonfiato con l'allontanarsi dell'ipotesi di un attacco alla Siria. In parallelo, gli investitori sono tornati a preoccuparsi delle prossime mosse della Federal Reserve: molti si aspettano che mercoledì prossimo, al termine della riunione del Fomc, sarà annunciato l'inizio del "tapering", la graduale riduzione del riacquisto di bond. Un evento che anche secondo Dominic Schnider, omologo di Currie in Ubs, potrebbe innescare un'ondata di vendite sull'oro tale da restituirci per la prima volta dal 2009 quotazioni a tre cifre. «L'anno prossimo – dice Schnider – una discesa a 1.000 $ è nelle carte».
Anche dal punto di vista tecnico l'oro sembra avviato a ulteriori ribassi. Ieri il prezzo è sceso sotto la media mobile degli ultimi 100 e degli ultimi 50 giorni. Il supporto posto a 1.307 $ per ora sembra reggere, ma se non ce la facesse – dicono gli analisti – si aprirebbe la strada per tornare a 1.273 $.
La discesa di questi giorni starebbe già risvegliando l'interesse all'acquisto nel settore orafo, soprattutto in Asia. Sul fronte degli investimenti, tuttavia, quello che spicca è un ritorno di attenzione verso le società aurifere, a scapito degli Etf: un'inversione di tendenza che, se confermata, rappresenta un cambiamento molto significativo rispetto agli ultimi anni.
Nei mesi di luglio e agosto i pfondi azionari specializzati in metalli preziosi hanno registrato investimenti netti positivi per 275 milioni di $, cosa che non succedeva da oltre due anni. A evidenziarlo sono le statistiche di Lipper, da cui emerge anche che negli stessi mesi i riscatti dagli Etf sono invece proseguiti, sia pure a un ritmo ridotto: quelli sull'oro hanno perso altri 2,3 miliardi di $, pari al 3,7% degli asset. Gli investitori potrebbero aver cominciato a sposare quella che è un'opinione sempre più diffusa tra gli analisti: dopo anni di sperperi, a caccia di volumi di produzione sempre più ampi, le società aurifere si stanno rimettendo sulla retta via. Il crollo dell'oro le ha spinte a focalizzarsi sui costi, sospendendo un gran numero di investimenti, e a ripulire i bilanci con svalutazioni miliardarie. «Il fatto che il management abbia cominciato ad agire – osserva Tyler Broda, di Nomura – rende le società aurifere più attraenti rispetto a qualche anno fa, quando bisognava che il prezzo dell'oro salisse per avere un ritorno. In una situazione del genere tanto valeva comprare Etf, con meno rischio».