Basilea III: oro finanziario a rischio?

Pubblicato: 24/02/2025 13:19:29

Con l’entrata in vigore di Basilea III si esamina l’impatto del Net Stable Funding Ratio (NSFR), ovvero la percentuale di asset a lungo termine finanziati con fondi stabili, sul mercato dell’oro.

Secondo le normative attuali il costo per le banche legato alla detenzione di oro nel loro bilancio aumenterà, poiché il NSFR richiede l’85% di bene materiale a garanzia. Un approccio che alimenta il costo dell’oro finanziario a vantaggio del fisico, che Basilea III definisce “a rischio zero” per le banche: per intendersi, al pari del contante. Ciò significa che le banche possono detenere oro fisico senza che venga considerato un investimento rischioso, a beneficio del valore strategico del metallo giallo.

Le nuove regole riducono inoltre il peso del mercato del cosiddetto “oro di carta” (ETF, contratti futures), che finora ha mantenuto artificialmente basso il prezzo del corrispettivo fisico. Questo dovrebbe aumentare il valore dell’oro fisico nel tempo, oltre a incentivare le banche a detenere il bene prezioso come riserva. Aumenta la fiducia anche di aziende e investitori, più propensi all’acquisto di metallo fisico piuttosto che agli strumenti finanziari legati all’oro cartaceo. 

 

In conclusione, i recenti sviluppi spingono sotto i riflettori il problema della liquidità per le consegne dell’oro fisico, soprattutto nel caso in cui la domanda si concentrasse in un periodo di tempo ristretto. Uno scenario che potrebbe marcare l’inizio di un’attenuazione controllata del sistema di gestione dei prezzi, ancora oggi oggetto di dibattito.

 

Il tasso per la posizione short sull’oro in piattaforma è attualmente al 3,6%, ma è soggetto a forti variazioni. Il 2 gennaio 2025 Italpreziosi incassava il 2,8%, per scendere allo 0,55% il 14 gennaio. La volatilità dei tassi si conferma elevata (superiore addirittura all’11% in certi periodi) a causa delle fluttuazioni dei prezzi dell’oro e di fattori economici globali. Situazione simile anche per l’argento, anche se meno aggressiva: siamo passati da un incasso pari allo 0,4% a fine gennaio a un pagamento superiore al 6% la prima settimana di febbraio. Nella giornata di martedì 11 febbraio, il pagamento ammontava al 3,6%.